Il padre della Maginot

 
   

Quando il generale Antoine-Marie Maxime Weygand nel gennaio 1930, compì i 63 anni, il governo francese varò un apposita legge che sospendeva - solo per lui naturalmente - il limite di età, in modo che potesse succedere al generale Debeney alla testa dello Stato Maggiore dell'esercito. Di questa legge ci si ricordò ai primi dei 1939 quando giunse per Maurice Gamelin, eroe della grande guerra, intrepido soldato, strategia famoso, il momento di andare in pensione. Il generalissimo fu infatti autorizzato con decreto dei presidente della Repubblica a rimanere in servizio fino al compimento del settantesimo anno. E peggio di così non si sarebbe potuto fare.
Nato a Parigi il 20 settembre 1872, uscito dall'Accademia di Saint-Cyr nel 1901 coi grado di sottotenente dei Tirailleurs Algeriens e assegnato per una decina d'anni, tra il 1903 e il 1915, a tutti gli Stati Maggiori di Joffre, di cui fu anche aiutante e ufficiale di ordinanza, Gamelin diventa celebre per aver previsto la manovra di Schlieffen nel 1914 e per le operazioni condotte al comando della celebre IX armata (davanti a Noyon nel marzo e aprile 1918 durante l'offensiva dei Tedenois, il 18 luglio 1918 e nel passaggio della Vesle il 30 settembre dello stesso anno).
Terminato il conflitto mondiale, Gamelin ebbe parecchi incarichi, anche di natura politico-militare e fu tra l'altro comandante superiore delle truppe francesi in Siria .Al ritorno in patria sul finire degli anni Trenta venne nominalo capo di Stato Maggiore dell'esercito e, nel 1938, scavalcato il rivale Weygand, ottenne la carica suprema, capo di Stato Maggiore della Difesa nazionale.
Nella seconda guerra mondiale, però, la sua stella precipitò. Forse anche per l'età (aveva ormai, compiuti i 68 anni) non seppe tenere saldamente in pugno le forze armate, fece eccessivo conto strategico della linea Maginot (la cui costruzione era stata suggerita proprio da lui) e subì pesanti rovesci sotto l'incalzare delle forze di Hitler. Poco dopo fu deposto e sostituito proprio da Weygand
Deportato a Buchenwald

 
  Foto: Gamelin insieme a Lord Gort comandante delle truppe inglesi in Francia

Il governo di Vichy, il 6 settembre 1940, lo fece arrestare come "responsabile della disfatta francese" assieme a Léon Blum, Daladier, Mandel e Reynaud. Internato al forte di Portalet, il generalissimo Gamelin comparve il 19 febbraio 1942 davanti all'Alta Corte riunita a Riom che gli rimproverava di "aver mancato di volontà, di franchezza e di carattere" citando a suo carico questa frase dei generale Mittelhauser: "La truppa era l'immagine della nazione, scossa da tre anni di un regime ciecamente democratico; ardente e suscettibile nel reclamare i suoi diritti, riottosa nel compimento del proprio dovere".
Gamelin rifiutò di partecipare al dibattilo e di difendersi. Non ci fu sentenza. Dopo l'aggiornamento dei processo, l'11 aprile l'ex generalissimo venne nuovamente arrestato, ma dai tedeschi, che nel 43 lo deportarono, con altre personalità politiche, prima a Buchenwald e poi a Itter nel Tirolo. Lo liberarono nel maggio 1945 le truppe americane.
Rientrato in Francia Gamelin abbandono la vita pubblica. Si ritirò nel suo alloggio di Boulevard Haussmann e nello studio, ornato soltanto dalle bandiere dei III reggimento dei Tirailleurs Algériens, si dedica a scrivere le 1495 pagine dei tre volumi delle sue memorie intitolate con una sola parola: "Servir" servire.
In questi ricordi Gamelin contestò le accuse che gli erano state mosse per la sua condotta militare prima e dopo Vichy: " In certi casi. più che comandare bisognava persuadere gli uomini" scrisse sul caos della Francia nel giugno del 1940.
Gamelin si spense a Parigi, il 18 aprile 1958, nell'ospedale Val de Grace, dove era stato ricoverato per un attacco cardiaco. Aveva 86 anni. Pochi giorni prima aveva firmato un contratto con una casa cinematografica americana per una sceneggiatura sulla battaglia della Marna della prima guerra mondiale.

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Maurice Gamelin